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‘U giocu d’’a bira, patruni e sutta (la passatella) e La serenata all’inverso, due racconti brevi di Antonio Cattino.


Giocatori di passatella - Dal Web.

D'estate, nel tardo pomeriggio, si vedevano fuori delle osterie e qualche volta dei bar, cerchi di persone sedute intorno ai tavoli su cui poggiavano decine di bottiglie di birra vuote o ancora piene, era il gioco del < Patruni e sutta>, non l'attuale Cerchio Magico che regge la città di Messina ... ;)
Si poteva giocare anche col vino, spesso vino e gassosa < U Sciampagninu>, ma, il gioco col vino, era proibito dalla questura, e si svolgeva quasi sempre quando la comitiva, si doveva “caricare” per attuare una spedizione punitiva contro qualcuno, di un quartiere diverso, che avesse fatto uno sgarro ad un amico o aveva mancato di  rispetto ad una ragazza del rione. Le regole del gioco erano semplici, ma si attuavano con grande prosopopea cavalleresca, poichè almeno uno dei giocatori doveva rimanere <‘mpizzatu> ( appeso - a bocca asciutta). Certe volte intorno al cerchio dei giocatori, si formava un numeroso pubblico di curiosi, bambini, casalinghe e ... nullafacenti, che commentavano, a voce bassa, i vari passaggi del rituale ludico; infatti il gioco non poteva essere disturbato dall’ esterno. Si cominciava dal TOCCU, cioè si tirava a sorte per nominare il PADRONE della MANO,una volta nominato, il padrone nominava tre  BIBITE , bevitori franchi, cioè persone che potevano bere la dose di birra che desideravano, però tutta d’un fiato senza soste, tracannando da un boccale capiente, in cui spesso veniva immerso mezzo limone per alleggerire l’effetto dell’alcool della birra. Poi nominava un SUTTA, cioè un servitore del padrone stesso che poteva bere ed anche a sua volta offrire al vicino di sedia parte della bevuta con la formula: SI NNI LASSU N’ACCETTI? ( Se ne lascio tu ne accetti ?) così via fino alla bevuta finale del PATRUNI che teoricamente poteva d’un fiato bere anche due o tre bottiglie di birra, avendone fiato e capacità. Tutti gli inviti del patruni venivano accettati con  un rispettoso e compassato GRAZII ! Da parte del destinatario della nomina, una volta che il patruni aveva bevuto la sua dose di birra, si faceva un altro TOCCU ( la conta),  per estrarre a sorte un altro PATRUNI e così via fino all’ esaurimento della capacità di bere dei più, ma non finiva qui, poichè qualcuno, di sovente uno, ma anche a volte due giocatori, venivano costantemente ‘MPIZZATI, e protestavano animatamente con i vicini di gioco, con spesso qualche alzata di sedia  ... se non l’uscita di qualche ‘LLICCASAPUNI (coltello a scatto), qualora si fosse passati agli insulti o ai vaffan....lu, intemperanze prontamente sedate dall’oste Giannetto, e dagli amici più autorevoli della compagnia. Poi dall’ angolo di via San Cosimo con la via Catania, all’angolo cioè di fronte alla chiesetta dei Miracoli, compariva una figura gigantesca, alta  almeno due metri, che per una mano teneva un bambino minuto, con l’altra reggeva un violino, era DON LIU  ‘U OBBU, suonatore di violino, posteggiatore cieco che, guidato da quel bambino, suo figlio, mio coetaneo, iniziava il giro delle osterie, intrattenendo gli avventori con le sue languide sonate, l’applauso lo riceveva sempre, ma anche doni, in denaro o in natura,  qualche bottiglia di vino, uova sode, mezza frittata o se volesse cenare il signor Giannetto gli avrebbe anche offerto la cena.
Dopo le 20 finiva tutto, qualcuno cenava nell’ osteria, tutti gli altri rigorosamente rientravano a casa per cenare. Dopo cena verso le 21, s’inziava un altro rito, alcuni giovani si riunivano davanti all’ uscio di casa di un amico portando chitarre mandolini e qualche fisarmonica, si tirava fino a tardi con musiche improvvisate e quache volta accompagnate dal canto. 
A volte questi giovani si spostavano in gruppo, andavano ad eseguire una serenata sotto il mezzanino o il balcone di una ragazza, il repertorio andava da Amapola, Le donne dell’Avana, Ie te vurrija vasà,  ‘O marinariello, Scetate Catarì, ecc ma anche, E vui durmiti ancora o altre serenate siciliane. Se la ragazza si fosse affacciata al balcone sarebbe stato il segno dell’accettazione della profferta amorosa. 

LA SERENATA ALL'INVERSO- di Antonio Cattino.

Una volta gli amici e le amiche di una ragazza che  l’indomani sarebbe  partita per l’Australia, sposata per procura con un giovane colà emigrato, ingaggiarono la banda  dei suonatori, per una serenata rivolta a lei, una serenata all’ inverso dunque,  portata da chi le dava affettuosamente l’addio.  Quella sera anche Don Liu ‘u obbu, venne  col suo violino accompagnato da quel minuscolo bambino di suo figlio, tutti  i ragazzi gli diedero la direzione dell’orchestrina, lui si sentì onorato e per una volta il suo sguardo spento s’illuminò, i suoi occhi liberarono qualche lacrima di commozione,  anche lui capiva che quella sera si suonava per una  festa non festa, per una giovane che sarebbe l’indomani morta per sempre per la sua città, all’atto di salire sulla nave al porto, per andare in Australia dove sarebbe rinata. Ma tutti quella sera eravamo intorno a lei, tutti, anche i coniugi Cappello, ultra novantenni, che si portarono le sedie dall’altro lato  della strada dove abitavano in un basso ed in cui morirono qualche tempo dopo, lui il giorno dopo della dipartita della moglie, di crepacuore.
La famiglia, addobbò sul marciapiedi una lunga tavolata di cibarie e vino, il signor Giannetto, l’oste, contribuì portando del cibo cotto, vino e birre,  gassose e Spuma San Giorgio per i più piccoli, spostò anche i tavolini e le sedie dall’ osteria, poi all’ uscita da casa della ragazza, vestita elegantemente e visibilmente commossa, s’iniziò il concerto, Don Liu dette il là col suo violino, ogni tanto dando il tempo con l’agitare ritmato  della bacchetta. Tutto andò bene, l’ultimo ricordo di Messina da parte di quella ragazza, che oggi avrà circa ottanta anni, fu l’immagine del suo rione, quella sera, festosamente intorno a lei.

Ora anche il rione Miracoli non esiste più, distrutto per sempre dalla speculazione edilizia.

Antonio Cattino 10 Luglio 2016.

Commenti

  1. UN RECUPERO DI MEMORIA STORICA IN CUI S'INTRAVEDE UNA UMANITA' ED IDENTITA' OGGI PURTROPPO MOLTO MOLTO ....ANNACQUATA. GRAZIE ANTONIO !!! RENATO.

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    1. Nel descrivere la seconda parte, mi sono commosso ... sono ridiventato bambino come nel racconto ... non c'era la falsa abbondanza di oggi ma eravamo ricchi d'umanità, Grazie Renato.

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