Il 1° settembre 1847 a Messina con la figura di Giuseppe Sciva. Precorrendo il Risorgimento italiano ed europeo.
La lapide commemorativa di via 1° settembre ang. Piazza Duomo - Messina. |
Nel clima politico che precedette il Risorgimento italiano ed europeo, si svolsero a Napoli alcune riunioni segrete dei gruppi rivoluzionari antiborbonici con l’obiettivo di iniziare in tutte le regioni del Sud Italia , soggette alla monarchia dei Borboni di Napoli, un movimento insurrezionale, con lo scopo di abbattere la stessa, o almeno di raggiungere dei livelli di partecipazione popolare più ampi, rivendicando l’adozione della Costituzione del 1820 e qualche forma di unità con gli altri stati , in cui era divisa l’Italia, sulla scia dell’appello alla federazione italiana, manifestato dal papa Pio IX.
Nell’adunanza segreta dell’agosto ’47, si pose all’ordine del Giorno, l’inizio dei moti al 10 settembre successivo, seppure fosse evidenziato da alcuni gruppi, come quello di Palermo, che il movimento, militarmente, non era sufficientemente preparato per onorare tale scadenza, la riunione si concluse quindi con un nulla di fatto, in maniera interlocutoria.
Si distinsero per il loro radicalismo, i gruppi di Messina e quelli delle Calabrie, che decisero di comune accordo di iniziare i moti il 2 settembre, simultaneamente, a Messina ed a Reggio Calabria.
Successe però che il coordinamento rivoluzionario di Messina, avendo saputo che l’1 settembre, gli ufficiali del presidio borbonico della città, si sarebbero riuniti all’Hotel Vittoria, essendo stato indetto un banchetto, in onore del comandate della Piazza peloritana, generale Lualdi, decise di anticipare la rivolta al primo settembre, pregustando la ghiotta possibilità di potere arrestare l’intero corpo degli ufficiali di stanza a Messina, compreso il generale Lualdi. L’esiguità del tempo a disposizione, non permise tutti i gruppi messinesi, specie dei villaggi, di ricevere il contrordine sulla nuova data della rivolta. Il risultato fu che si presentarono all’appuntamento convenuto, solo alcuni gruppi armati, circa 200 persone. Il combattimento fu violento, l’azione inizialmente inaspettata da parte dei borbonici, fu per qualche ora in equilibrio; tanto che gli ufficiali lasciarono il banchetto e ripararono nelle fortezze di San Raineri, poi quando uscirono i rinforzi dalla Cittadella, la rivolta fu sedata, furono arrestati diversi rivoluzionari, tra cui il popolano Giuseppe Sciva, calzolaio, di 27 anni, sposato e padre di un bambino, accusato di aver esploso un colpo di fucile contro il Comandante della Marina borbonica, ammiraglio Busacca, attentando quindi alla sua vita, e per questo fu condannato per direttissima alla pena della morte, sentenza eseguita il 2 ottobre 1847 nella piazza d’armi della Real Cittadella.
Giuseppe Sciva fu fatto vestire solo del lungo saio nero dei condannati a morte, a piedi nudi e con una fascia nera sulla fronte, la quale, all’atto dell’esecuzione, gli sarebbe stata calata, quale benda, sugli occhi. Sciva fu scortato da forte Don Blasco al luogo dell’esecuzione, assistito da un religioso.
Alla piccola folla di parenti ed amici che lo videro uscire dal forte, gridò, alzando in alto le mani legate: “ A Nuddu tradia!” < Non ho tradito nessuno!>.
Insieme a Giuseppe Sciva fu condannato a Morte l’Abbate Giovanni Krimi, che però ebbe la pena commutata, prima in ergastolo e poi ulteriormente diminuita a 25 anni di reclusione, dopo varie vicissitudini, come la partecipazione ai moti del 1848, infatti fu scarcerato dagli insorti, morì in carcere di stenti il 16 settembre del 1854, falciato dall’epidemia di colera. Altri partecipanti ai moti del 1° settembre del 1847, furono condannati in contumacia, in quanto partiti per l’esilio all’estero, altri a pene detentive, più o meno pesanti. In Calabria dove un corpo di spedizione ripristinò l’autorità borbonica, in quanto a Reggio ed in qualche altro Comune, la rivolta era riuscita a prevalere.
Il numero delle fucilazioni fu alto, seppure ci fu da parte di Ferdinando II di Borbone, anche qualche perdono, per motivi di carattere politico.
In conclusione, i moti di Messina e Reggio dell’ 1 e 2 settembre 1847, ma in particolare quelli di Messina del 1° settembre, pur nella varietà ideale e politica delle forze rivoluzionarie attrici, segnarono l’avvio di quella che poi, dal Gennaio 1848, fu chiamata Rivoluzione Siciliana, moti quindi anticipatori quello che fu il Risorgimento italiano ed europeo.
Antonio Cattino© Creative Commons- non commerciale, opere non derivate.
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