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Una riflessione del prof. Giuseppe Rando sul valore culturale dialetto.L'esperienza del Cenacolo Culturale Hortus Animae di Messina.

Antonio Cattino,Giuseppe Rando, Maria Grazia Genovese e Gaetano Anania

Il prof. Giuseppe Rando già titolare della cattedra di Letteratura Italiana all'Università di Messina,   critico letterario di ascolto nazionale ed internazionale, ha scritto alcune riflessioni sul dialetto, dopo la presentazione a Messina dell'Antologia poetica dialettale, << Nosta terra, nostru cantu, nostru cori>>  curata dal Cenacolo Culturale Hortus Animae,  con prefazione dello stesso  Giuseppe Rando, Edizioni. Samperi Messina, luglio 2017.  Questa Antologia  costruita col contributo di 11 poeti , che scrivono in dialetto messinese, altrimenti detto " Parrata Missinisa" ( Parlata Messinese), fissa il dialetto messinese, nella sua forma letteraria, dell'inizio degli anni 2000, dialetto che seppure non italianizzato, assume forme espressive e di scrittura moderne, per meglio essere diffuso tra le giovani generazioni, per farlo vivere nel corpo della società messinese per gli anni che verranno. A.C.(sax).




Nel suo ultimo libro, "Storia linguistica dell’Italia repubblicana", Tullio De Mauro evidenziava come, nel secondo Novecento, contrariamente alle previsioni, i dialetti non siano affatto scomparsi nel Belpaese e che anzi si siano evoluti, secondo la prassi abituale delle lingue (perennemente in movimento sotto l’urgenza delle novità politiche, sociali e culturali), tanto che si è addirittura intensificata nello Stivale la diglossia dei parlanti (la parlata simultanea di una lingua e di una variante dialettale), tipica delle italiche contrade.
Il dialetto conserva, insomma, o incrementa addirittura, la sua funzione espressivo-comunicativa, viepiù liberandosi dai veti della cultura fascista e dai vincoli dell'ipocrisia piccolo borghese.. E se non riuscirà mai a diventare la lingua della scienza e della filosofia, come sottolineava Sciascia, poco manca (e poco importa).
Il dialetto non è, comunque, una sotto-lingua, né una lingua degradata e corrotta (rispetto all'Italiano), né la lingua degli ignoranti, dei paesani e dei morti di fame, ma funziona come una lingua, è una lingua locale (con la sua fonetica, la sua morfologia, la sua sintassi e la sua semantica), parlata in Sicilia e non solo, nonché codificata in numerose opere di scrittori e poeti siciliani nel corso lungo dei secoli.
Se ne è avuta la conferma – ove ce ne fosse bisogno – ieri era al “Monte di Pietà”, dove è stata presentata al pubblico la raccolta di poesie in dialetto messinese, "Nostra terra, nostru cantu, nostru cori", di undici poeti afferenti al “Cenacolo Culturale Hortus Animae”.
Mentre i poeti leggevano le loro poesie, il selezionato pubblico ha avuto la gioia e il privilegio di riassaporare – una tantum! – il suono del limpido lessico messinese, con le sue locuzioni pregne di vita, di colori, di odori, di sapori, di sfumature ironiche, allusive, di similitudini ardite, di metafore inusitate, di originali curvature cromatiche e timbriche, orchestrato, per giunta, dentro metri tradizionali e liberi (novecenteschi) o modulato nelle forme della musica popolare.
I poeti dell’ “Hortus Animae” hanno anche catturato l’attenzione dei presenti con la novità dei contenuti: non più la retorica degli affetti familiari (magari condita dal solito dolore per la partenza dal loco natio o dall’amara dipartita della cara mamma), né le eterne lodi della donna amata, né i lai dell’amante infelice (per la durezza di di lei), ma il fuoco della passione , esaltata da un lessico disinibito, corposo, carnale, o il dramma rivissuto dell’amore sacro e dell’amore profano, o la polemica sociale tramata di accenti creaturali senza alcuna concessione alla vulgata populistica, o l’indagine pensosa dei moti dell’anima tra sogno e realtà non senza aperture alle esigenze del simbolismo e della psicologia. 
Il reading dei poeti è stato felicemente inframmezzato dal concerto di due autentici fuoriclasse della musica: i maestri Gabriele Maria Mazzeo, al violino, e Denis Bergua, al pianoforte, che hanno saputo toccare il cuore dei fortunati spettatori con musiche di Vitali, Lalo e Brahms . 
Nella stessa occasione, il transetto del Monte di Pietà ha ospitato la retrospettiva del pittore Giovanni Mazzeo, che ha peraltro illustrato la copertina dell’antologia poetica suddetta.
L’evento è stato organizzato, gestito e presentato, con grande eleganza, dalla commossa dottoressa Maria Grazia Genovese, presidente e anima dell’ “Hortus Animae”, poetessa di suo e madre di Gabriele Mazzeo, con l’aiuto dei poeti Gaetano Nania e Antonio Cattino. Il sottoscritto ha evidenziato, in apertura, l’eccezionalità dell’evento, perorando la causa del dialetto e della … democrazia!.

Giuseppe Rando - 4 Agosto 2017.

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