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Angela Bono la poetessa dell'Anima - Leggendo le sue liriche ...di Antonio Cattino.





I fatti dimostrano che su Angela Bono non mi ero sbagliato in quel mese di Agosto di 2 anni fa.

Sono stato di recente omaggiato dalla poetessa  Angela Bono di Catania di una sua silloge poetica, “ACQUADICIURI” ( Acquadifiore ), edito dalla Radiusu Edizioni nelmarzo 2014.Di questo libro mi ha colpito innanzitutto la dedica che Angela ha voluto vergare al mio indirizzo; anzi le due dediche per essere precisi,una di carattere prettamente poetico che riguardano la sfera dei sentimenti e delle emozioni ,e l’amore in particolare, che devono scorrere nella vita delle persone come acqua che deve scorrere,  ed anche l'Acquadiciuri , le piccole gocce di rugiada che si posano sui petalidei fiori, sanno come devono scorrere ,conoscono la loro meta…e sanno quindi dove devono andare. Ho usato una parafrasi, per descrivere questa dedica perché una dedica è un fatto prezioso e quasi sempre  personale, ma la trasposizione è fedelissima alla formulazione di Angela, e l’ho trovata unfatto straordinario. Poi una seconda dedica, di carattere religioso e morale che dice :  << tutto posso in "Colui "che mi dà la forza >>   In queste due espressioni vi sono i cardini della poesia di Angela Bono, una donna che dalle vicende della sua vita ha saputo trarre motivi di POESIA delvissuto, dei sentimenti e delle passioni,quindi dell’amore come naturale espressione della sua vita, della vita più in generale, degli uomini e delle donne alla ricerca quindi dell’essenza della vita che lei chiama META,traguardo, non solo intendendo, il perseguimento dell’amore individuale, di coppia; ma anche dell’amore universale.Non saranno mancati nella vita di Angela Bono momenti  critici, di ripiegamento nel dolore, per difficoltà  esistenziali, da lei superati con l’ausilio di quella forza infusa da un Dio a cui si sente legata nella fede e vicina quasi fisicamente da essere sorretta. Ciò per me è invidiabile in quanto agnostico, ma  comprendo il suo assunto nella seconda dedica, e lo trasferisco a me stesso, come capacità razionale, di rialzarsi dalle difficoltà e dalle cadute, con l’ausilio di una forza morale di riferimento che è quello dell’onestà comportamentale,come elemento non imposto da precetti e da dogmi religiosi, ma da una moralità che non dà ricompense in questa o in altre vite future.MA in Angela Bono il mix fra passionalità ,tesa alla valorizzazione dei propri sentimenti e delle proprie emozioni, e fede incrollabile,oserei dire anch’ essa passionale, leggendo le sue poesie  mi fa stare sospeso in una dimensione d’incanto che scaturisce e prende via, viaforma dallo “scorrere” delle sue rime, sia in dialetto etneo che in italiano in cui la sua anima si esprime in motivi di altissimo contenuto lirico ed in una poetica chiara, lineare, senza sbavature intellettualistiche, ma ricercando sempre nelle parole e nella costruzione dei versi l’idea di armonia con il creato , intesocome mondo materiale nel suo rapporto con il mistero dell’universo e dell’infinito. Nella poesia di Angela  non sono assenti i motivi della solitudine comenella lirica <IN QUESTO TEMPO> ove: le solitudini inasprite/ cicorrodono l’anima… ma poi, il contatto con la fede porta alla speranza.Una delle liriche in dialetto < MI CANTA U CORI> esprime chiaramente les ensazioni della poetessa innamorata, il sollevarsi fino alle alte cime dellapassione amorosa : …Comu na mavaria/ mi pigghiasti  l’anima/ e’a inchisti di stiddi…(come in una magia/ mi hai rubato l’anima/ e l’hai riempita di  stelle…)//// …Oramai non haiu cchiù abbentu,/ti vidu intra li me’ sonnira,/ abbrazzu i me’ vesti ca ciàuranu di tia/ e u mecori canta cuntentu. (oramai non ho più quiete/ ti vedo nei miei sogni/ abbracciole mie vesti che odorano di te ed il mio cuore canta contento. Scorgo in questi versi oltre la passionalità del contenuto intrinseco, una proiezione temporale a ritroso nel tempo, in quella passionalità  nel poetare d’amore, che prima nella grecità fu di SAFFO e poi nel medioevo della scuola poetica siciliana,l’Accademia , in quell’ amore che non da quiete all’anima dell’innamorato  : “ non haiu cchiù abbentu “.Un discorso particolare va fatto per la poetica in dialetto  di Angela, che non è né vernacolo, in quanto la sua poesia è scevra da quelle connotazioni popolaresche , spesso anche banalizzanti della cosiddetta poesia in vernacolo, né  è dialetto classico, a volte imperniato su un lessico desueto, fuori tempo che pochi oramai comprendono, né lingua siciliana poetica, in quanto agganciata al substrato lessicale e costruttivo del verso che è quello jonico – etneo, ma è neodialetto siciliano in versione etnea, come individuato da Alfio Patti nella sua bella e piacevole  prefazione alla silloge.C’è da dire a parere mio che la tendenza del neo dialetto siciliano, in poesia è una tendenza che si sta facendo strada, non solo in provincia di Catania ma anche in altre province, con nuovi poeti che si esprimono  in un dialetto corrente quasi trascrizione del parlato in poesia, che io non critico a priori,in quanto a merito loro va detto che essi sono interpreti e testimoni di un dialetto siciliano non statico,agganciato ai territori in cui vivono e parlano ma che è in evoluzione . Questo modo di scrivere poesia è sicuramente incanalato verso quell’ unicum espressivo e sempre più attualizzato della lingua siciliana. Sono sicuro però che Angela Bono parteciperà a questo movimento con tutta l’espressività e la forza della sua  alta POESIA. Scritto da Antonio Cattino @  2 Agosto 2014 ogni diritto riservato.

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