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7 marzo 1947 - prima strage di lavoratori dell'Italia repubblicana a Messina.

Bandiera ( dell' epoca) della lega dei lavoratori Cementieri e Laterizi, della Camera del Lavoro di Messina.






Al grido di "Avanti Savoja!" quel 7 marzo del 1947, già in era repubblicana, in piazza Prefettura a Messina, un ufficiale dei carabinieri ordinava ai suoi sottoposti di sparare sui manifestanti, in gran parte operai dell'industria in sciopero, proclamato dalla Camera del Lavoro di Messina, e che richiedevano un aumento del 15 % del salario, contro la  proposta dell' Associazione degli Industriali di Messina che non si spostava dal  10%. L'aumento richiesto dai lavoratori messinesi,  era stato già concordato, del resto, nelle trattative nazionali tra CGIL e CONFINDUSTRIA nel rinnovo dell'accordo precedente del 1946, che si stava stilando a Roma per la tregua salariale, e che poi fu varato nel maggio 1947. Alla manifestazione, che da via Santa Cecilia si mosse in corteo, calcolato in 40.000 partecipanti, verso piazza Prefettura, la CGIL chiamò alla partecipazione anche le migliaia di disoccupati e di cittadini poveri, colpiti da un indiscriminato aumento delle imposte comunali di consumo che interessava tutti gli articoli ed i generi  alimentari in commercio a Messina, creando serie difficoltà nelle famiglie di disoccupati e di semplici lavoratori. La folla dei manifestanti si allargò man mano nella piazza, tanti si sedettero sulle inferriate e sugli scalini della passeggiata a mare, in maniera distesa e pacifica, ( così testimoniava il compianto  Mimmo Trapani, recentemente scomparso,ex partigiano e dirigente sindacale, testimone oculare della giornata), proseguendo nel ricordo, lui diceva che si ebbe sentore dell'infiltrazione di alcuni agenti provocatori, reclutati nelle file monarchiche e fasciste, che accendevano gli animi dei manifestati, quelli più vicini ai cancelli della Prefettura.  Man mano che il corteo confluiva nella piazza, si assistette ad un episodio strano, non previsto, fu innalzata una rudimentale forca accanto alla statua del Nettuno, nell'omonima fontana; e quando una delegazione di lavoratori e sindacalisti chiese di potere incontrare il prefetto per parlamentare, alla comunicazione del rifiuto dello stesso, all'incontro, partì in direzione dell'ingresso della Prefettura, dove erano schierati i carabinieri, in assetto di guerra, una sassaiola. Vi fu indubbiamente una concertazione di azioni, costruite a tavolino, dagli ambienti dell'allora Ministero dell'Interno, retto da Mario Scelba, che diramava la nefasta direttiva di contrastare con violenza repressiva ogni manifestazione popolare e sindacale. Dopo alcuni spari in aria, a scopo intimidatorio, da parte della forza pubblica, partì quel maledetto ordine di sparare sulla folla ad altezza d'uomo, con quell'"Avanti Savoja!" segno della perdita di controllo della situazione da parte delle forze dell'ordine presenti. Caddero così Giuseppe Maiorana, commerciante di calzature, Biagio Pellegrino, manovale di 34 anni, ed in seguito, a causa delle ferite riportate, dopo 10 giorni d'agonia morì l'operaio Giuseppe Lo Vecchio di 19 anni, altri rimasero più o meno gravemente feriti. L'avvocato Giuseppe Cappuccio, difensore delle famiglie dei caduti, in alcune sue memorie, scrisse che il processo fu lungo e doloroso, che si svolse in un clima d'intimidazione verso i testimoni, che un testimone fu arrestato in aula per oltraggio a pubblico ufficiale, dopo aver contestato la veridicità di una dichiarazione di un rappresentante delle forze dell'ordine. Il processo si chiuse con un nulla di fatto, con una sentenza assolutoria di chi aveva ordinato gli spari e di chi aveva sparato, giudicando accidentale la morte dei lavoratori uccisi.


Nel 1955 vi fu la chiusura del processo d'appello con la conferma delle assoluzioni erogate in primo grado. Così nacque a Messina la democrazia duramente conquistata, con un atto di violenza inaudita del nuovo Stato Repubblicano contro i lavoratori ed i poveri della città. Una democrazia ancora di nome e poco di fatto.
Messina ricordi e renda sempre onore ai martiri del 7 Marzo del 1947!

-La lapide che ricorda l'eccidio e che si trova in un'aiuola davanti alla Prefettura, fu fortemente voluta da Alfredo Bisignani, deputato nazionale del P.C.I. e prestigioso segretario generale della Camera del Lavoro di Messina.

- I giornalisti Enrico Di Giacomo e Giuseppe Ramirez hanno condotto un' ottima ricerca su questo episodio storico, pubblicando poi un'articolo testimonianza, molto puntuale.

ANTONIO CATTINO, 7 marzo 2018.




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