IL PIANTO DELLA MUSA
Impiccato alle sbarre di un cancello
insieme alla giovane compagna,
ondeggiano allo spirar dei venti
con sinistro dondolio.
Vi era una città intorno,
oggi non più!
Solo buchi nel cemento,
pareti nelle strade,
macerie mischiate a ferraglie
di bus coi tetti squarciati
che innalzano lamiere
come mani corrose
da lebbra grigiastra
in ultimo sussulto mortale.
Oltre non vado.
Non ho più carta.
La mia Musa
indossa la tunica viola
e s’inginocchia fra immature agonie
mentre ferrosi avvoltoi
defecano sull’ultima chiesa.
Non disturbiamo però
i gai fraseggi amorosi
cosparsi di libidine
del ricco banchiere
al di là dell’oceano,
con la prospera escort
conosciuta alla
stazione dei taxi
di Wall Street.
Intrecciano le braccia
in un prezioso brindisi,
in cristalli di Boemia
Champagne francese del ’96.
Antonio Cattino©20/04/2017.
Antonio Cattino©3 luglio 2013.
IMMENSO CIMITERO D’INSEPOLTI
In ricordo di una immane strage che grida orrore.
La mia penna si rifiuta di tracciare
altre parole che esprimano dolore
ed allo scrivere che vorrei tentenna
segnando linee sghembe sulla carta
che gridano orrore e raccapriccio
per le vite annegate in salse onde
d’un mare che sempre più diventa
immenso cimitero d’insepolti.
Umanesimo e civiltà oscurate
da loschi giochi d’un potere immondo
che di sofferenza e morte fa tesoro.
Dove siete illuminate menti
che governate i popoli civili ?
Spegnete ogni guerra e liberate
ogni sforzo per una pace vera
dove la madre più non seppellisca
il figlioletto ucciso dalla fame!
La libertà che in Occidente alberga
da gloriose lotte conquistata
sia il sestante di nuova rinascenza
e guida per i popoli sfruttati !
Antonio Cattino©19 Aprile 2015
LAMPEDUSA
Se c’è quel
Dio che il tuo cuore agogna
O uomo che rincorri ogni speranza
per uscire dalla solitudine infernale
di tua umana condizion finita;
E’ proprio lì, in quell’isola lontana
ove s’affollano le estreme sofferenze
d’una umanità persa nel tempo
e le speranze e sogni di riscatto
dalla miseria estrema a dalla morte
che mietitrice avida rincorre
ogni apparir di vita nel deserto;
Sicuramente è lì, a Lampedusa
fra gli stracci fradici ed intrisi
dell’acqua salsa di quel mar nemico
azzurro cimitero senza bare
per vite che non hanno mai contato
se non per i tristi mercanti di sventure;
E’ lì che io mi porto col pensiero
quando le notti di Natale rinnovo
in gremita cattedrale la ricorrenza
d’un bimbo che tradizione vuole
sia nato sulla paglia di una stalla;
vedo nel rito accomunati
sfruttati, sfruttatori ed affaristi
in tempio dorato e maestoso
fra l’orrido scintillio delle ricchezze
fra lussuosi abiti e gioielli;
O uomo che rincorri ogni speranza
per uscire dalla solitudine infernale
di tua umana condizion finita;
E’ proprio lì, in quell’isola lontana
ove s’affollano le estreme sofferenze
d’una umanità persa nel tempo
e le speranze e sogni di riscatto
dalla miseria estrema a dalla morte
che mietitrice avida rincorre
ogni apparir di vita nel deserto;
Sicuramente è lì, a Lampedusa
fra gli stracci fradici ed intrisi
dell’acqua salsa di quel mar nemico
azzurro cimitero senza bare
per vite che non hanno mai contato
se non per i tristi mercanti di sventure;
E’ lì che io mi porto col pensiero
quando le notti di Natale rinnovo
in gremita cattedrale la ricorrenza
d’un bimbo che tradizione vuole
sia nato sulla paglia di una stalla;
vedo nel rito accomunati
sfruttati, sfruttatori ed affaristi
in tempio dorato e maestoso
fra l’orrido scintillio delle ricchezze
fra lussuosi abiti e gioielli;
Quel Dio, sta
sicuro amico mio,
in quella chiesa è assente
ma nasce fra gli scogli di quel mare.
in quella chiesa è assente
ma nasce fra gli scogli di quel mare.
Antonio Cattino©3 luglio 2013.
IMMENSO CIMITERO D’INSEPOLTI
In ricordo di una immane strage che grida orrore.
La mia penna si rifiuta di tracciare
altre parole che esprimano dolore
ed allo scrivere che vorrei tentenna
segnando linee sghembe sulla carta
che gridano orrore e raccapriccio
per le vite annegate in salse onde
d’un mare che sempre più diventa
immenso cimitero d’insepolti.
Umanesimo e civiltà oscurate
da loschi giochi d’un potere immondo
che di sofferenza e morte fa tesoro.
Dove siete illuminate menti
che governate i popoli civili ?
Spegnete ogni guerra e liberate
ogni sforzo per una pace vera
dove la madre più non seppellisca
il figlioletto ucciso dalla fame!
La libertà che in Occidente alberga
da gloriose lotte conquistata
sia il sestante di nuova rinascenza
e guida per i popoli sfruttati !
Antonio Cattino©19 Aprile 2015
Un trittico poetico di Antonio Cattino contro la guerra, per diffondere il messaggio di pace e di non violenza, con la speranza che un giorno possano davvero finire questi conflitti e potremmo davvero vivere in un mondo senza discriminazioni, razzismo e violenza.
RispondiEliminaPurtroppo di fronte alla tragedia sta il mondo politico, i suoi dibatti e i suoi scontri. Più è grande la tragedia dei mille annegati, più è tragica l’insensibilità di quel mondo.
RispondiEliminaGrazie Maria Pia, il tuo augurio possa diventare l'augurio di tutti!
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