Mariapia Crisafulli |
È un brusio la vita, e questi persi
in essa, la perdono serenamente,
se il cuore ne hanno pieno: a godersi
eccoli, miseri, la sera: e potente
in essi, inermi, per essi, il mito
rinasce… Ma io, con il cuore cosciente
di chi soltanto nella storia ha vita,
potrò mai più con pura passione operare,
se so che la nostra storia è finita?
Pier Paolo Pasolini
Questi versi di Pasolini, che la poetessa Mariapia Crisafulli ha scelto di apporre, quasi come incipit, alla sua silloge poetica La vita là fuori, prefazione di Franca Alaimo – Edita da MACABOR-2021, sono la chiave e la via che lei seguirà per quasi tutta la silloge.
Lei, affacciata sul suo mare, limpido e trasparente, che apre lo Stretto a Sud-Est, nella cittadina jonica del messinese di Santa Teresa Riva, decide di resistere all’omologazione imposta dalla globalizzazione, al decadimento dei valori, alla sottile coercizione delle individualità, nonché allo svuotamento dei sentimenti, con la conseguente mercificazione dell’amore e dei rapporti umani.
Mentre Pasolini segue un filo di un ragionamento razionalista estremo, approdando alla conclusione che la nostra storia oramai sia finita, intendendo con quest’affermazione che è finita quella Storia pervasa dagli ideali della Resistenza, e quindi prevedendo la vittoria della globalizzazione capitalistica, col conseguente instaurarsi di un pensiero unico, senza memoria e senza riferimenti culturali condivisibili, solo finalizzato al consumismo al massimo profitto; la nostra poetessa si commuove nell’osservare i volti e le storie degli uomini comuni, che popolano le stazioni, che viaggiano sui treni, mentre denuncia le guerre che insanguinano le sfortunate periferie del mondo, fomentate dai cinici detentori del nuovo potere mondiale.
È questa l’umanità che vive a prescindere, che forse disillusa vive la vita come dovere di vivere, ma che in seno ha sentimenti, aspirazioni e pensieri, che attendono di essere organizzati ed espressi: “Ti lascio i miei volti/ rubati in stazione/ Tutto l’umano che conosco/ e possiedo sta lì…” ed ancora per sottolineare l’umanità vera di quei volti,“…Questo ho scoperto nei volti/ dispersi e ammassati/ tra le banchine e i sottopassi/in cui usuro le cicche”.
Ma la nostra poetessa è anche una giovane donna che vive l’amore con profonda passionalità e sensualità, condizione questa della sua Resilienza al vuoto ed agli stereotipi che vi sono al di là della finestra, una riaffermazione quindi di sé, della sua individualità, portata all’estremo sfinimento per levitare insieme al suo compagno, lei afferma, come i cherubini.
Ed allora, per esistere e resistere in questo mondo in cui impera il mordi e fuggi, l’immagine e l’apparenza, bisogna ritornare alla tradizione, prendere dal passato per costruire il futuro. I morti, dice Mariapia, non sono fatue presenze che ti vivono accanto, ma sono stratificazioni di vita che ti vivono dentro, che formano il tuo carattere e guidano le tue scelte. Noi saremmo ben poco senza queste presenze di vite altre, saremmo solo delle appendici dei televisori e degli schermi dei computers.
Infatti lei rivede col pensiero la nonna nella vecchia casa, che impasta il pane, e che le racconta storie vere o immaginarie del passato, in una affabulazione virtuosa che in ogni caso lascia nella poetessa elementi pulsanti di conoscenza, mentre nella stessa casa, ora abitata dalla zia, lei impara a cuocere il mosto. Immagini queste che ci portano echi di Guido Gozzano, ma che a Mariapia servono per affermare il concetto che bisogna partire dalle tradizioni per essere più forti e scegliere la rotta, che conduca al porto sicuro anche nella burrasca, e questo porto per Mariapia Crisafulli, è il mare aperto: “...Il cambiamento non sta/ nel vento che arriva/ ma nella vela che lo raccoglie/ che insegue la rotta…”.
In conclusione alla silloge la poetessa scrive della sua passione totalizzante per la Poesia, a cui dedica tutte le sue forze interiori, sottraendo, lei dice, ore ed ore alla notte ed al riposo. La Poesia quindi come ragione di vita, come dovere di lasciare la parola scritta dei propri pensieri, e di consegnarla ai lettori in un continuo scambio culturale che dia dinamicità alla vita stessa. Lei critica chi scrive poesia solo per diletto, dimenticando che la poesia nasce dal cuore e dallo spirito, che è connaturata all’indole del poeta come un marchio impresso nell’anima, la conclusione è vera e impietosa: “Siamo poeti il tempo di una sigaretta. (…) Poi ognuno a casa propria”.
La poetica di Mariapia Crisafulli si basa su una versificazione libera, il tono colloquiale, vicino alla prosa, realizza il suo ritmo con le assonanze delle parole.
A volte vi sono dei rimandi da una poesia all’altra, in un discorso unitario che è la silloge ed al suo interno la sezione tematica, non usa di sovente punteggiatura, ponendoci davanti ad un tipo di poesia nuova, non scevra da sperimentalismi, che si affianca alle tendenze poetiche più attuali. Ciò non toglie che la lettura sia godibile e di sicuro coinvolgimento del lettore.
Scritto da Antonio Cattino. 2 Giugno 2021.
L’AUTRICE
Mariapia L. Crisafulli (Messina, 1996) vive a Santa Teresa di
Riva, nel messinese.
Ha pubblicato due raccolte di poesie: Un’altra notte d’emozioni
(Kimerik, 2012), Come un’Odissea. Appunti di viaggio (Macabor,
2019), opera, ancora inedita, seconda classificata al «Premio
Casinò di Sanremo A. Semeria» 2018. E un libro di racconti:
Odòs. Storie di Strade (Cavinato, 2017).
Suoi testi e contributi sono stati ospitati, tra gli altri, su «Repubblica», «Libreriamo», «Poesia Ultracontemporanea», «InStoria»; nelle antologie Il segreto delle fragole (Lietocolle), Bellezza
senza vanità. Poesie d’amore per gli animali e Secolo Donna 2018 –
Almanacco di poesia italiana (Macabor).
Si occupa di critica letteraria collaborando a varie iniziative
editoriali.
Collabora al bimestrale di poesia «Il sarto di Ulm».
Sei stato uno dei primi poeti che ho conosciuto personalmente. E sei uno dei pochi che considero davvero tali. È un onore leggere ciò che oggi scrivi di me.
RispondiEliminaHo sempre apprezzato di te, la tua serietà e la tua Poesia, fin da giovanissima. Certo sono anni ormai che ci conosciamo, siamo amici non solo nel vituale. Spero di vederti presto.
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