Motivazione per il 1° premio a “LU SULI e LA LUNA”- Canti e Puisii Siciliani-Silloge di Antonio Cattino - Scritta da Laura Caponetti – Giurata del Concorso nazionale di Poesia Città di Chiaromonte Gulfi (RG)
Quando ti trovi a dover giudicare una poesia o, come in questo caso, un intero libro in lingua sicula, sai già che dovrai destreggiarti tra ginestre, venti di scirocco, odi ai genitori defunti, odi ad animali domestici e tra tanti luoghi comuni che sembrano ispirare particolarmente i poeti dell'isola.
Ma, se sono qui a leggervi queste righe significa che, a mio parere, il libro di Antonio Cattino si è distinto in più di un modo. In primis perché il libro pur essendo abitato da personaggi della storia e del mito non ne intacca l'eco; in secundis perché pur essendo calato nel paesaggio caro all'autore, non lo descrive intingendo la penna nella melassa e, infine, pur parlando d'amore non lo riduce a discorsi leziosi.
La penna di Cattino è decisa, ferma nelle intenzioni, sia quando nella prima parte del libro prende un indirizzo di matrice politica, sia quando nella seconda parte si apre e ci fa capire che c'è dell'altro in lui oltre all'uomo impegnato nella salvaguardia dei diritti e nelle lotte sociali.
Se dovessi stilare un elenco direi che protagonisti di queste pagine sono innanzitutto Messina e poi lo stretto, Scilla e Cariddi, Colapesce, le sirene, la calura che confonde i sensi, la malinconia, Mongibello, l'araba fenice. Come se ci presentasse parenti e antenati, Cattino ci fa passare dal mito del ragazzo che sorregge la Sicilia, fino ai morti ammazzati dalla mafia, dalla leggiadria delle sirene, fino alle pozze di sangue. Il tutto in una lingua che credo si avvicini a quella anelata dall'autore, cioè un dialetto letterario che sia comprensibile anche dalle nuove generazioni; Cattino infatti abbandona gli arcaismi, vuole farsi capire e ci riesce e questo credo, dovrebbe essere l'unico obiettivo per chiunque si ponga dinanzi alla pagina bianca. Un'altra cosa che ho ampiamente apprezzato è stata l'introduzione di una sorta di metapoesia, cioè una poesia sulla poesia stessa.
Ma, se sono qui a leggervi queste righe significa che, a mio parere, il libro di Antonio Cattino si è distinto in più di un modo. In primis perché il libro pur essendo abitato da personaggi della storia e del mito non ne intacca l'eco; in secundis perché pur essendo calato nel paesaggio caro all'autore, non lo descrive intingendo la penna nella melassa e, infine, pur parlando d'amore non lo riduce a discorsi leziosi.
La penna di Cattino è decisa, ferma nelle intenzioni, sia quando nella prima parte del libro prende un indirizzo di matrice politica, sia quando nella seconda parte si apre e ci fa capire che c'è dell'altro in lui oltre all'uomo impegnato nella salvaguardia dei diritti e nelle lotte sociali.
Se dovessi stilare un elenco direi che protagonisti di queste pagine sono innanzitutto Messina e poi lo stretto, Scilla e Cariddi, Colapesce, le sirene, la calura che confonde i sensi, la malinconia, Mongibello, l'araba fenice. Come se ci presentasse parenti e antenati, Cattino ci fa passare dal mito del ragazzo che sorregge la Sicilia, fino ai morti ammazzati dalla mafia, dalla leggiadria delle sirene, fino alle pozze di sangue. Il tutto in una lingua che credo si avvicini a quella anelata dall'autore, cioè un dialetto letterario che sia comprensibile anche dalle nuove generazioni; Cattino infatti abbandona gli arcaismi, vuole farsi capire e ci riesce e questo credo, dovrebbe essere l'unico obiettivo per chiunque si ponga dinanzi alla pagina bianca. Un'altra cosa che ho ampiamente apprezzato è stata l'introduzione di una sorta di metapoesia, cioè una poesia sulla poesia stessa.
Prendiamo per esempio LA ME' SIRA, in questi versi il poeta attende la musa, se ella arriva la pagina si riempirà, se invece non lo fa questa rimarrà bianca e il poeta l'attenderà invano: “La puisia cumpagna è di la me' sira di la me' vita e di li me' pensera, di li spiranzi e di me' chimeri...” In un'altra che s'intitola proprio LA PUISIA Cattino dice: “La puisia è un locu di pinzeri, è sogno, è ambasciata di lu cori...” Capiamo così che la poesia è per Cattino un luogo fisico, una compagna, è il posto a tavola accanto al suo, è il passeggero in macchina, è nell'archetto degli occhiali quando li tira su, è quel bottone della camicia che sta per cadere e allora corre a casa prima di perderlo.
E' per tutto questo che oggi premiamo il libro LU SULI E LA LUNA DI ANTONIO CATTINO, perché abbiamo bisogno di uomini che non sanno vivere senza poesia.
E' per tutto questo che oggi premiamo il libro LU SULI E LA LUNA DI ANTONIO CATTINO, perché abbiamo bisogno di uomini che non sanno vivere senza poesia.
Laura Caponetti-25 luglio 2020
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