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IL POETA LA NOTTE- Poesia di Antonio Cattino- Con un ricordo dell'amico Gino Savoja.

Salvador Dalì "La Persistenza dela Memoria,1931" -(riproduzione non commerciale ma divulgativa e culturale).



Questa poesia la dedico alla memoria di un caro amico, di  recente deceduto per un malore improvviso  e fulminante: LUIGI SAVOJA, uomo buono e gentile di grande simpatia ed innata ironia Per anni è stato preparato dirigente dei contadini della Provincia di Messina, puntiglioso difensore delle aziende agricole del messinese e convinto assertore della salvaguardia del territorio dalle aggressioni del cemento e dell'abusivismo, dal dissesto idrogeologico, dall'abbandono  e dagli incendi.
Ciao Gino, riposa in pace nel ricordo degli amici, dei tuoi cari e di chi  ti ha apprezzato.


IL POETA LA NOTTE

Rarefatte atmosfere grigio-argentate,
pendule stelle alle nuvole appese,
mi ritrovo con me, con le mie domande,
con soffici  pulsanti passioni inespresse
se non nei dolenti cunicoli della mente.
Il dolore e la pena per i fatti accaduti
che travalicano il quieto percorso diurno
di una società matura, forse morente,
quando nei ripostigli del mondo, imperversa
il magma delle miserie abbandonate,
scorrendo verso la Stella Polare 
là dove da tempo si è spezzato l’aratro
e la falce è esposta nei musei 
ed il martello fatto arrugginire
e mentre la cazzuola non spiana più la malta
sui mattoni, muore il destino ed il tempo futuro
diventa condanna per i più, o Europa,
rinchiusa nelle labili certezze dell’opulenza,
sul lavoro e sul sangue dei più poveri,
ricerchi asserragliata il bandolo della matassa
dai fili consumati, consunti, aggrovigliati
tra terre ed acque isterilite dalla  plastica 
dove i fiumi, portatori di vita, ora solo 
mortali  miasmi adducono, quali oboli a Caronte…
Ed i virus che sfuggono ai malefici incesti
e si mischiano ad uomini ed animali, irrompono 
dagli argini, invadendo i tranquilli sogni la notte.
Mosaici terrificanti, sono  le notti del poeta
che grida il suo dolore, oggi inascoltato,
o  non ancora compreso… (per ora… solo per ora)
Dov’è quella civiltà e quella cultura della vita
che ti ha allevata nelle spumose scogliere 
delle Tremiti e nei campi di battaglia 
di Guernica e Madrid o sulle valli padane
irrorate di sangue di giovani vite che liberi
- scelsero la libertà-non per odio - ma per amore?
No non saranno gli anni a fermare 
le mie deboli ed ultime forze, dal gelido 
diaframma che mi separa dalla morte,
cercherò un lume ancora, una fiammella
da alzare al cielo, nelle notti insonni e tormentose
e solo quando la notte sarà rischiarata 
da mille e mille fiammelle, e divamperà l’incendio 
dei cuori e dei cervelli, mi potrò licenziare 
appagato e sereno, perché l’uomo
amerà in pace l’altro uomo suo vicino
ed il ricco ed il potente si commuoveranno davanti
ad un alba dai mille rosa, al germoglio degli ulivi,
al sorriso di un bambino 
o ad una poesia di Pablo Neruda o di Quasimodo. 
Potrò andare in pace, finalmente.
Antonio Cattino© 7 giugno 2020

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