Passa ai contenuti principali

Leggendo le poesie di Maria Teresa Infante ne “IL VIAGGIO”. Recensione e Video Poesia.

                                                                         
Maria Teresa Infante
                                                                 


Aprendo il libro di poesie di Maria Teresa Infante dell’interessante silloge “IL VIAGGIO”, stampato per i tipi delle Edizioni L’Oceano nell’Anima di Bari, nel luglio 2016, mi sono trovato al cospetto di un piccolo gioiello editoriale, un vero e proprio piccolo libro d’arte, sia per la qualità delle liriche contenute sia per un indovinato accostamento fra arte pittorica e poesia, con una ventina di tavole
a colori che illustrano l’itinerario del viaggio della “ Donna-Poetessa”, autrice e curatrice della silloge, che tra l’altro presenta un’invitante copertina graficamente proposta, su una foto di Nicola Napolitano, da Massimo Massa, presidente dell’associazione culturale “ Oceano nell’Anima” che ha curato l’impaginazione e la grafica dell’intero volume che contiene 100 liriche.
C'è da dire anche che un certo quantitativo di copie sono state vendute per sostenere i bisogni urgenti dei terremotati del Centro Italia ed i proventi conferiti alla Croce Rossa Italiana.


                                                                                 



Le poesie scandiscono il viaggio ideale della poetessa, il lettore non troverà soluzione di continuità tra una poesia e l’altra, sono percorsi, tragitti senza una fine certa. Un percorso di vita tra cose dette ed altre che l’autrice lascia intuire o immaginare al lettore, in cui i sogni, le aspettative, la vita realmente vissuta si legano alle paure, al pianto interiore, le sconfitte, le momentanee rese, mai definitive, si legano altresì all’impegno sociale e civile della donna Maria Teresa, con le sue invocazioni di giustizia e di libertà, come il pensiero commosso e per l’inquietante orribile vicenda dell’Olocausto degli ebrei nei campi di sterminio, dove il Poeta si espande in elegiaca liricità in “ IO VI SENTO” quando in chiusura si rivolge alla visione delle anime degli uccisi: 




Adesso per favore/ lasciate che riposi e creda che sia un sogno,/ che sia la vostra pace carezza tra i capelli.// Anime senza cielo … dormite insieme a me.”


                                          

O anche nello sconforto per le tragedie contemporanee delle nuove guerre:


Ho visto bimbi senza aquiloni
alzarsi in volo sopra il Giordano
e i minareti, le cattedrali
dei loro corpi si sono cibati …


Sconforto che Maria Teresa esprime anche per l’assenza di Dio o almeno per la sua inanità davanti a tali tragedie dell’ Umanità. Anche nella poesia “SENZA DIO” e “ Sulle TRACCE DI DIO” vi è questa  convinzione, questo domandarsi sulla Divinità, che non è un movimento di mera negazione, ma anche e soprattutto , una ricerca di spiritualità e di agognata ricongiunzione con l’Universo.


“ … Io non ho un Dio
potesse il tuo Dio indicarmi la via
ed incamminarsi al fianco della mia ombra
che cambia umore quando si oscura il sole
a est dell’equatore ..”


Il viaggio è concepito come un treno, in cui ogni lirica è un vagone, un segmento di vita vissuta o di vita agognata, le stazioni in cui si ferma, non sono tappe d’arrivo ma luoghi dell’anima, luoghi atti alla riflessione sul percorso da cui ognuno di noi, nello svolgersi del viaggio della vita, riparte con nuove speranze e nuovi proponimenti. La meta di questo viaggio sta nello scoprire la propria essenza, nel confrontarsi quindi con sé stessi, col carico delle passate vicende ed esperienze (i vagoni), cogliendo tutte le sfumature del proprio vissuto.  Altri “vagoni “sono dedicati all’amore, agli amori trascorsi, a quello vissuto ed a quello vissuto male, a volte in queste liriche traspare una certa malinconia, forse, per lo scorrere di ricordi inappaganti, di sentimenti non pienamente corrisposti come in “FUORI DA TE”:

“… Ma quanto costa una carezza
che sfiora e lenta si dilegua
e quante labbra avrò donato
mentre aspettavo in riva al fiume

E poi la vita famigliare, le radici, quell’assenza della madre nell’infanzia, disegnano i versi della lirica “VIVENDO DI ME”:

Quante volte
brindai ai natali che la sorte mi donò
e quante volte
attesi i baci che mia madre mi negò.
Lei
forestiera nei miei lunghi inverni
come neve scendeva
tra i giochi che nessuno m’insegnò
demitizzando il tocco
della carezza della sera …”


Nella silloge “IL VIAGGIO”  vi è anche un messaggio che Maria Teresa Infante lancia al futuro, al suo futuro, ai suoi figli; un messaggio d’amore incondizionato e di libertà in “TESTAMENTO”, la poesia dedicata al figlio:

“… Cantami quando
la tua parola vestirà il mio nome
in spazi aperti, senza condizione
dove se piove non si bagna il cielo

e dentro di te resterà il sereno.”

Nella poesia dedicata alla figlia, “IL MIO CIGNO”, prevale l’esaltazione della bellezza che lei madre le ha donato, e lo sguardo soprattutto, di quei due occhi neri, ma anche come speranza ed augurio di pace e serenità:

“… Quando dimorerai, candido cigno mio
pensami come neve tra le mani
mentre tra le tue piume e gli occhi neri
riposerò anche i miei.”





“Il VIAGGIO” rappresenta sul piano poetico il punto più alto della produzione di Maria Teresa Infante, un compendio della sua particolare poesia, in cui ad uno sforzo autobiografico lodevole, non paludato e spontaneo, in cui qualche volta le discontinuità dell’ordito poetico, sono segni d’intensa riflessione. Lei infatti accomuna temi di denuncia sociale o di ricerca di spiritualità che ne fanno un’opera da leggere non solo fra gli “addetti ai lavori” o alle ristrette cerchie di amici, ma in ambiti sociali più estesi ove sicuramente lascerà un segno ed uno stimolo alla riflessione.

Di Maria Teresa Infante " La chiamarono Poesia" in you tube

gennaio ’17

ANTONIO CATTINO - POETA.





Commenti

  1. Grazie infinite Antonio per questa accurata interpretazione della mia silloge poetica; hai camminato tra i mie versi con attenzione e sensibilità cogliendone passaggi peculiari e di grande spessore. Ti sei soffermato, hai analizzato e ti sei calato perfettamente nel mio sentire e ne hai colto il messaggio. Non posso che ringraziare la tua generosa lettura e analisi introspettiva. Onorata Antonio in aggiunta alla grande stima che ho per la tua figura letteraria e umana.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono felice che questa mia recensione ti sia piaciuta, un grande della critica letteraria e poetica in particolare, di cui sono amico, mi ha insegnato che un poeta o uno scrittore, si commenta sempre per citazione, quindi bisogna appropriarsi del libro o del pezzo che si vuole recensire. E questo ho fatto. Onorato di averlo potuto fare per te.
      Spesso le recensioni general generiche sono più ciò che pensa il recensore dovrebbe essere l'opera dell'autore, e non ciò che l'autore ha scritto realmente.

      Elimina

Posta un commento