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LA BEDDA ADDURMISCIUTA D''U STRITTU - poesia .in lingua siciliana di Antonio Cattino, con traduzione in italiano.

Assunta Grasso - La bella addormentata dello Stretto di Messina.


Sta cità di suli, di ventu e mari
unni la me vita abbrisci e scura
e chi di Storia n’havi a ogni cantu,
un ghiornu senza sonnu s’appuggiau
pigghiata d’’a calura d’’u sciroccu
prisa di lissa, funna s’addurmiu ;

Passau la Storia e visti sta figghiola
chi pi biddizza a lu munnu nun c’è pari
stisa supra la rina di la plajia
cu’ li so’ pedi all’unna d’’a risacca
lu so nomi a li nativi ci spiau
e seppi chi Missina era chiamata;

La Storia lenti fici li so’ passi
comu pi non darici disturbu
chi a lu sonnu so nun dessi sconsu
a menzu li pecureddi strata truvau
s’alluntanau supra ‘na quartana
p’autri lida putirisi firmari;

Ogni pasturi arricugghiu la mandra
passatu lu piriculu immanenti
ognunu ‘nto so stazzu l’abbissau
chiudiu pi’la notti e poi si n’annau,
strata facennu p’arredi s’addunava
vutannusi ogni tantu pi vardari,
si menza mai ‘dda bedda criatura
s’avissi arruspigghiatu pi svintura;

Sta parabula jè facili a capiri
nun la capisci cu  ‘ntenniri nun voli
e pensa chi a ogni ghiornu chi c’abbrisci
comu chiddu di prima ni ritrova,
jè veru lu cuntrariu amici mei
chiù sta cità ni dormi chiù si ni va.

Antonio Cattino@ 1 gennaio 2014@ Inedita  tutti i diritti riservati per legge.

TRADUZIONE:
La bella addormentata dello Stretto poesia di Antonio Cattino


Questa città di sole,di vento e mare/dove la mia vita si sveglia e si addormenta/e chediStoria ne ha in ogni dove/un giornosenza sonno si è distesa/presa dal calore dello scirocco/presa di noia,nel sonno sprofondò;//
Passò la Storia e vide questa ragazza/che per bellezza al mondo non c’è pari/stesa sopra la sabbia della spiaggia/coi suoi piedi a lambire la risacca/il suo nome ai nativi domandò/e seppe che Messina era chiamata.//
La Storia rallentò i suoi passi/come per non darle disturbo/e chenon le scombinasse il sonno/e facendosi strada fra le pecorelle/si allontanò sopra una quartana/per potersi fermare in altri lidi ;//
Ogni pastore raccolse la sua mandria/una voltapassato il pericolo incombente/ognuno nel rispettivo stazzo lo sistemò/chiuse per la notte e poi se ne andò/strada facendo si sincerava dietro/girandosi ogni tanto per guardare/se per puro caso quella bella creatura/si fosse risvegliata per sventura;//
Questa parabola è semplice a capire/e non la capisce chi intendere non vuole/pensando che ogni giorno che sorge/come quello di prima ci ritrova/ è vero il contrario amici miei/più questa città dorme pi se ne va (muore).>

@Antonio Cattino@ traduzione in parte letterale e parafrasata/1 gennaio 2014.

Commenti

  1. Mi accosto sempre con passo umile alle creazioni del Poeta Antonio Cattino, la cui parola abita qualsiasi possibilità di affrontare i temi più disparati, dall’amore, in tutte le sue manifestazioni, alla natura; dai contrasti quotidiani,ai temi sociali ed esistenziali, e sempre con cognizione di causa e con padronanza di linguaggio, che sia in una delle sue lingue madri, lingua italiana o siciliana.
    Per rimanere nell'ambito del testo su cui desidero esprimere le mie riflessioni, non mi è difficile giudicarlo al pari di una composizione classica che mi rimanda a miti o a favole dalla finalità paideutica, come metafora delle stesse intenzioni dell’Autore. E questo Autore, Antonio Cattino, è Poeta/Uomo,che ama intensamente le proprie origini, la propria terra, la propria città, Messina, nella quale auspica che
    la comunità, e ognuno che ne fa parte, possa riconoscere e difendere sempre la propria identità.
    È di una suggestione particolarmente profonda
    l' immagine della fanciulla dormiente, per me metafora di quella bellezza d'anima, vergine di sentimenti, splendida nel suo patrimonio memoriale di antiche sensazioni.
    Il timore che si svegli è lo stesso timore del nostro Poeta che nella giovane cada ogni armonica passata meraviglia e si apra il baratro della delusione.
    Eppure Antonio si ferma qui, sul ciglio del burrone, perché le sue non sono nostalgiche sensazioni di "cose" del tutto perdute.
    La nobiltà del suo Amore per Messina lo fa sperare che non tutto è perduto,
    niente finisce, e si può ricominciare a costruire, a vivere più fervidamente, nella realtà del "fare", in rispetto della memoria. Ci si potrebbe chiedere se ci troviamo di fronte a una poesia sociale di denuncia, contro un potere che emargina la città assieme alla natura che la ospita con i suoi figli, ma non c'è rigore, nei toni del Poeta, né disincanto, bensì,
    nel rispetto dell’umana considerazione che nutre nei confronti del prossimo,
    una triste e pensosa riflessione sulle ambizioni e sulle umane miserie.
    Questo ho "sentito", ascoltando ogni parola dell'opera, anche grazie
    alla suggestione
    della lingua dialettale tra le più espressive che, in Antonio, raggiunge alte vette e, come poche altre forme dell'arte, suscita straordinarie emozioni.

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    1. Grazie Adelaide Cantafio, apprezzo molto il tuo lusinghiero commento di fine poetessa e classicista informata di cose letterarie e poetiche. Questa mia poesia è una metafora sull'abbrutimento a cui è sottoposta la città da tempo, dalle sue classi dirigenti o meglio dominanti ... Spero che la voce del Poeta serva a qualcosa, a far svegliare questa bella Ninfa Messana ed i suoi figli così da rientrare nella Storia nel posto che più le compete <3

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  2. "La bedda addurmisciuta d'u strittu" canta una storia che sa di mare e di scirocco, di melodie e suoni di Sicilia: e' la bella Messina che sprofonda nell'oblio...
    Terra dolce e amara, confusa dall'insipienza umana, dove sembra non potere più nulla la rima poetica o la dolcezza della lingua, l'antica cultura e il solido sapere. Torpore comatoso, come sospensione della vita. Eppure emergono a spaccare lo strato granitico di vuoto le timide vocali della lingua madre, sono le poesie di chi sa gridare a gran voce contro lo sconcio, a svegliare la ninfa che dorme e tutte le coscienze.
    E senti le "i", le "u", le "r" del siciliano antico, rime che escono dal cuore, parole di condanna, ma anche di speranza. Senti per esempio Antonio Cattino...


    Paola E. Silano

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  3. E’ sempre così che avviene, ci vogliono ineluttabilmente i poeti e la poesia per segnalare i pericoli più gravosi e le fondamenta di beni preziosi che stanno sprofondando.
    Sopraggiunge l’uomo, il poeta, l’amico di Messina, che vede spegnersi una città illustre che ha dato i natali ad importanti cultori, intellettuali, poeti, uomini di ingegno e scienza.
    La città di Messina dorme e nessuno la scuote dal suo torpore per darle l'epico lustro di un tempo.
    C’è il pericolo che Messina dorma per sempre, che su di essa cali il sipario. Eppure il poeta la ricorda come il luogo più bello di ogni sua alba e di ogni suo tramonto, e la ripensa come una fanciulla bellissima che la natura ha reso adorna e pura. Si capisci che lui la ama.
    Ogni verso de "La bedda addurmisciuta d''u strittu" è a mio parere una pennellata di brillanti colori e di forti emozioni che si contrappongono, ahimè, con l’ombra minacciosa di un sonno che sta avvilendo Messina, la città dalle mille bellezze costretta alla catalessi.
    E allora tuona e scuote la coscienza dei messinesi la poesia di Antonio Cattino, ma non disdegna di regalare anche armonia e "amurusanza" con la melodia della lingua siciliana e del parlato di quella Messina che non può certo finire accolta soltanto dalla Poesia, ma da ogni cuore che per lei batte e brama di immutata amicizia e amore.
    Bellissima poesia, il cui forte tentativo poetico di scuotere le coscienze intende scuotere e risvegliare, più che Messina, i messinesi dal loro torpore.
    Non si dimentichi mai che essi sono i figli di una fanciulla bellissima e da tutti invidiata per la sua grazia e la sua leggiadria, per la sua natura colma di colori e profumi, di cielo e di mare e d'ogni arte e cultura.
    Ecco una bellissima luce! E' Messina! Madre benevola e degna che sta per spegnersi e che i messinesi non possono non proteggere, custodire, alimentare d’ogni sentimento e amore.
    Antonio Cattino lo sta già facendo con i suoi magnifici versi, adesso tocca a tutti gli altri.

    Alessio Patti

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    1. Grazie carissimo Alessio Patti, tu da artista multiforme e poeta finissimo, comprendi il mio scoramento per questo stato di sonno della mia illustre città. come ben dici, la poesia può, con i suoi versi gettare un grido di allerta, la Storia che passa avanti per non disturbare questo sonno della giovane leggiadra Ninfa Messana, è infatti la metafora dell'ottusità delle classi dirigenti di soggiocare ed addormentare la coscienza dei cittadini. Ottimo il tuo commento, che testimonia come l'apprensione manifestata nella mia poesia, sia l'apprensione condivisa dai poeti di tutti i siciliani onesti, peruna città che deve risorgere dal torpore, Ancora grazie Alessio!
      <3

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  4. Grazie Paola Silano, Grazie di cuore per il tuo bel commento di donna del sud, che ama la nostra lingua e la nostra poesia.

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  5. Melania Rossello, che ringrazio, mi ha inviato una parafrasi in forma poetica che posto in questo Blog, lei non ha saputo postare per poca dimestichezza col Computer:
    Città di sole ,di vento e di mare, la bella Messina dorme stesa coi piedi bagnati dalla risacca; in questa terra si sveglia e si addormenta il poeta che si identifica fortemente con il luogo nel quale vive.
    Ogni angolo parla di storia, ogni angolo suggerisce il passato di questa bella”figghiola”( signora potente nei secoli) che s’addormenta senza sonno<<(pigghiata d’’a calura d’’u sciroccu, prisa di lissa, funna s’addurmiu>>).Sono versi d’un incanto impareggiabile ,con una cadenza dolce e incisiva ,che si stemperano nella narrazione di una”vicenda” dal sapore arcaico ,quasi da novella Arcadia.
    Il cuore e la fantasia del poeta fanno muovere i personaggi che sono: la città di Messina<<(figghiola chi pi biddizza a lu munnu nun c’è pari >>);la storia che ,vedendola addormentata ,passa oltre<<(cumu pi nun darici disturbu>>) e i pastori che radunate la mandrie, andando via ,si voltano con la paura che ,per loro sventura ,si possa svegliare la bella creatura.
    Si muovono i personaggi nella narrazione del poeta con una forza pervasa da una sfumata ironia che risulta più incisiva di qualsiasi invettiva o sarcasmo:chi detiene il potere teme il risveglio di una città ormai sopita,abbandonata dalla storia e che ha perso la sua identità. Il poeta conclude la poesia,utilizzando la struttura finale della favola ed appare in prima persona nella considerazione didascalica che il perdurare nella stasi porta gradualmente al morire.
    Vorrei riportare alcuni versi finali della mia poesia:”Magia dello stretto”perché ho espresso in essa un’analogia di vedute:
    ..
    Dorme pure lo stretto
    splendor voluto da una natura in festa
    ma è ora di risveglio
    lasciando indietro errori ed incertezze
    scopra il velo pietoso sulla città disteso
    lo stesso tempo che qui sembra eterno.
    Melania Rossello

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  6. Inserisco il gradito commento della Poeta Mariagrazia Genovese a questa mia poesia, in quanto lei non è riuscita ad entrare nei commenti, ringrazio l'amica e poeta Mariagrazia per queste sue valutazioni:



    "Sta città...prisa di lissa, funna s’addurmiu ;...La Storia lenti fici li so’ passi comu pi non darici disturbu...Ogni pasturi arricugghiu la mandra... ognunu ‘nto so stazzu l’abbissau...‘Sta parabula jè facili a capiri /nun la capisci cu ‘ntenniri nun voli.."
    Una aperta metafora pervasa da accorata liricità, questa bella composizione di una delle voci "portanti" della nostra poesia in siciliano.
    Con un uso di questa lingua che definirei "esemplare", il Poeta canta, denuncia il malcostume, piange, della sua bella, le sorti e ci coinvolge, commuove e sprona ad una sempre rinunciata e rimandata rinascita. Una scrittura fluida, musicale e senza sbavature. Bellissima!
    La mia stima incondizionata ad Antonio Cattino che reputo, sul nostro territorio, impareggiabile poeta in lingua siciliana.

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  7. Ringrazio il Poeta Pasquale Ermio per questo commento recensivo che mi ha affidato:

    La "parabola"vuole incidere sul carattere soporifero,svogliato e distratto,della figghiola messinese che stenta a migliorarsi, forse convinta che la sua ricchezza storica,mitologica e naturalistica sia sufficiente a renderla bella, mentre l'anima langue. Le potenzialità,ben descritte con sintesi ed efficacia poetica,ci sono e sono tante. Vanno colte e messe in pratica dai più, per un risveglio finalmente cosciente,deciso, ed incisivo.

    Pasquale Ermio

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