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L'ultimo Aristeo, di Antonio Cattino.











Ed era lì, nell'alto puntale,
che scrutava le valli del Peloro
che diradano a valle,
di balza in balza
verso il mar dei Tirreni,

le verdi e selvagge ad un tempo
del grande Mela, rive feconde
ed in fondo Floripotima l’attende.

Ed era lì, di caprine pelli vestito,
un bastone per compagno avea,
la sua bisaccia e un flauto di canna,

crespi ed arruffati  capelli
nero corvini e la barba incolta
ornavano il suo viso;

con lo sguardo il suo cane richiamava,
saltellante e veloce,
al noto grido, dal gregge a lui veniva.

Nivu si chiamava l'ultimo Aristeo
che le greggi curava nell'Alto Mela
ove dal Tirreno al calcidico mare
il cuore libero si espande.

Ragazzo di vent'anni mi sembrava
ma antica vita lui rappresentava:
la sua capanna, l'umile giaciglio
i resti del suo pasto solitario.

Millenni di racconti in lui vedevo
in quella solitudine vissuta
negli alti colli dove i verdi boschi
scendono a valle in rapido seguire.

Lui mi parlò del suo ritornare
giù al paese prima del Natale
per risalire poi al tempo dell'Aprile;

le visite del padrone ad ogni luna
per ritirare il latte e le ricotte...
portando a lui il pane e le provviste.

Nell'Animo di Nivu non scrutai
se pena o rimpianto ci fosse nel suo cuore,
se nelle notti sognasse dell'amore,
se avesse segno della vita altrove,

riserbo armò il mio parlare,
era Aristeo che andai a cercare
e forse nel suo cuore di pastore,
antico canto seguiva il suo vegliare;

ma lui mi parlò dei suoi segreti
del latte, del formaggio e dei suoi monti,
di quante erbe lui conoscesse…
il conto persi fra le Sue parole.

Fluente verso era il suo parlare
di antico idioma tramandato...
del cielo mi parlò in quella rima,
delle stagioni, lì nell'Alto Mela;

mai del suo paese ebbe parola,
mai dell'inverno,
natura e vanto erano i suoi boschi...
strada e viaggio i suoi tratturi,
che da Bellonio a Timpanara vanno
e fanno dei verdi prati ricchi pasturi.

E quando fu il tempo di riandare
Nivu salutai con calore,
mentre sentii sol io, in quel momento,
antico canto di sconosciuto mento.


L'ultimo Aristeo lì lasciai
ove Mela, il Peloro selvaggio bagna
e corre maestoso verso il Mare.

Antonio Cattino © 3 luglio 2010 ogni diritto riservato secondo legge.



ANTONIO CATTINO- 3 Luglio 2010....Dedicato a GIUSEPPE GIORDANO, che saluto; e che ogni tanto ho l'onore di incontrarle. Peppino Giordano è stato dirigente dei braccianti e dei contadini siciliani e delle loro lotte per l'emancipazione sociale e civile delle nostre terre, già Sindaco di Santa Lucia del Mela, con cui, durante il Suo mandato, salii negli anni '80 nell'Alto Mela, coi tecnici del Comune di Santa Lucia del Mela per ispezionare, lo stato dei boschi e delle acque....cosa che ora si dovrebbe fare normalmente in tutta la Sicilia, per evitare... i ben noti guai e disastri.--Durante quella visita incontrammo colui che chiamo Aristeo, che certamente era una figura che poteva ispirare un certo romanticismo, come me lo ha ispirato....

Ma era l'ultimo CURATOLO, in siciliano “Curatulu” - colui che cura i greggi. 

Uno schiavo bianco... forse l'ultimo schiavo della Sicilia. Lo chiamo Nivu-da Nevo... poichè la Madonna della Neve è la protettrice del Comune di Santa Lucia del Mela, al Santuario del Castello.
Certamente, il pastore dell'Antica Grecia si avvicinava ad Aristeo, come il curatolo dei tempi recenti si poteva assimilare alla schiavitù. Non incontrai più quel giovane, io spero che sia uscito da quella vita,di povertà solitaria e di sfruttamento. Vidi in seguito la sua casa in paese, un misero e inaccogliente abituro. dove viveva sua madre, giovane di età ma invecchiata dalla povertà e dagli stenti-
3 luglio 2010.


Ps – Da alcuni anni Giuseppe Giordano non è più tra noi, (rip)

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