Ed
era lì, nell'alto puntale,
che
scrutava le valli del Peloro
che
diradano a valle,
di balza in balza
di balza in balza
verso
il mar dei Tirreni,
le
verdi e selvagge ad un tempo
del
grande Mela, rive feconde
ed
in fondo Floripotima l’attende.
Ed
era lì, di caprine pelli vestito,
un
bastone per compagno avea,
la
sua bisaccia e un flauto di canna,
crespi
ed arruffati capelli
nero
corvini e la barba incolta
ornavano
il suo viso;
con
lo sguardo il suo cane richiamava,
saltellante
e veloce,
al
noto grido, dal gregge a lui veniva.
Nivu
si chiamava l'ultimo Aristeo
che
le greggi curava nell'Alto Mela
ove
dal Tirreno al calcidico mare
il
cuore libero si espande.
Ragazzo di vent'anni mi sembrava
ma
antica vita lui rappresentava:
la
sua capanna, l'umile giaciglio
i
resti del suo pasto solitario.
Millenni
di racconti in lui vedevo
in
quella solitudine vissuta
negli
alti colli dove i verdi boschi
scendono
a valle in rapido seguire.
Lui
mi parlò del suo ritornare
giù
al paese prima del Natale
per
risalire poi al tempo dell'Aprile;
le
visite del padrone ad ogni luna
per
ritirare il latte e le ricotte...
portando
a lui il pane e le provviste.
Nell'Animo di Nivu non scrutai
se
pena o rimpianto ci fosse nel suo cuore,
se
nelle notti sognasse dell'amore,
se
avesse segno della vita altrove,
riserbo
armò il mio parlare,
era
Aristeo che andai a cercare
e
forse nel suo cuore di pastore,
antico
canto seguiva il suo vegliare;
ma
lui mi parlò dei suoi segreti
del
latte, del formaggio e dei suoi monti,
di
quante erbe lui conoscesse…
il
conto persi fra le Sue parole.
Fluente
verso era il suo parlare
di
antico idioma tramandato...
del
cielo mi parlò in quella rima,
delle
stagioni, lì nell'Alto Mela;
mai
del suo paese ebbe parola,
mai
dell'inverno,
natura
e vanto erano i suoi boschi...
strada
e viaggio i suoi tratturi,
che
da Bellonio a Timpanara vanno
e
fanno dei verdi prati ricchi pasturi.
E
quando fu il tempo di riandare
Nivu
salutai con calore,
mentre
sentii sol io, in quel momento,
antico
canto di sconosciuto mento.
L'ultimo Aristeo lì lasciai
ove
Mela, il Peloro selvaggio bagna
e
corre maestoso verso il Mare.
Antonio Cattino © 3 luglio 2010 ogni diritto riservato secondo legge.
Antonio Cattino © 3 luglio 2010 ogni diritto riservato secondo legge.
ANTONIO CATTINO- 3 Luglio 2010....Dedicato a GIUSEPPE GIORDANO, che
saluto; e che ogni tanto ho l'onore di incontrarle. Peppino Giordano è stato
dirigente dei braccianti e dei contadini siciliani e delle loro lotte per
l'emancipazione sociale e civile delle nostre terre, già Sindaco di Santa Lucia
del Mela, con cui, durante il Suo mandato, salii negli anni '80 nell'Alto Mela,
coi tecnici del Comune di Santa Lucia del Mela per ispezionare, lo stato dei
boschi e delle acque....cosa che ora si dovrebbe fare normalmente in tutta la
Sicilia, per evitare... i ben noti guai e disastri.--Durante quella visita
incontrammo colui che chiamo Aristeo, che certamente era una figura che poteva
ispirare un certo romanticismo, come me lo ha ispirato....
Ma era l'ultimo CURATOLO, in siciliano “Curatulu”
- colui che cura i greggi.
Uno schiavo bianco... forse l'ultimo schiavo della Sicilia. Lo chiamo Nivu-da
Nevo... poichè la Madonna della Neve è la protettrice del Comune di Santa
Lucia del Mela, al Santuario del Castello.
Certamente, il pastore dell'Antica Grecia si avvicinava ad Aristeo, come il
curatolo dei tempi recenti si poteva assimilare alla schiavitù. Non incontrai
più quel giovane, io spero che sia uscito da quella vita,di povertà solitaria e
di sfruttamento. Vidi in seguito la sua casa in paese, un misero e
inaccogliente abituro. dove viveva sua madre, giovane di età ma invecchiata
dalla povertà e dagli stenti-
3 luglio 2010.
Ps – Da alcuni anni Giuseppe Giordano non è più tra noi, (rip)
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