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Mia Città Morente - poesia di Antonio Cattino




Messina a volo d'uccello.

Uscire fra i risalenti
toni del mattino
consuete vie ripercorrendo
spegnendo le luci al rischiarire
di un giorno di speranze avaro
in città che langue ormai morente
a nuove servitù sempre disposta
coi suoi figli in mesta partenza
a cui nega ogni calor materno

partono in tanti in disperato sogno
e poi i visi incontro per la via
in vuoto sguardo e greve camminare
incontri saluti e tanti arrivederci
sorrisi tesi come corde armate
d'un arco sempre pronto a far vibrare
il dardo verso mete appariscenti
senza torneo e senza sfida data
ma solo per marcare lo scontento

scene consuete che ripeton riti
da quel 28 del dicembre amaro
eppure è la città mia che canto
di maschere piena di tane e di predoni
di lupi pronti ad inseguir la preda
ed azzannarla fino alla sua fine
verminaio qualcuno la predette
ancor smentita il tale più non ebbe

ora si s'inseguono fatue chimere
gigante in ferro con gambe di cemento
piantate sulle splendide riviere
per fare ombra sulle nostre onde
e dica alla natura sofferente
io splendo più di te con tristo vanto
in cambio di virtù che più non trovo

eppure fummo potenza marinara
patria di artisti rinomati
nelle arti del pingere e del cesello
incontro di culture le dimore
di sogni sublimi portatori
e di lotte generose per le libertà
a sera ritornando alla magione
questi pensieri serbo nel mio cuore.

Antonio Cattino@ 25 novembre 2010

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