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Una grande serata di Cultura senza aggettivi, Claudio D’Angelo ha presentato a Messina i libri “La Storia dei Siculi, fin dalle loro origini” ed il compendio: “l’Epopea.dei.Siculi”

Ieri sera, 18 ottobre alla Biblioteca Regionale Universitaria di Messina, diretta dalla dottoressa. avv Tosi Siragusa, grande serata di cultura senza aggettivi: sono stati di scena i Siculi e la loro leggendaria epopea che, con il loro travagliato ma intenso rapporto con i Greci, hanno contribuito a dare l'incipit alla cultura.occidentale.

Nel corso della serata è stato commemorato il grande archeologo Sebastiano Tusa, nel giorno del suo funerale a Palermo con un commosso ricordo della direttrice Tosi Siragusa, che ne ha sottolineato le grandi doti di cultura  e professionalità emerse nella sua vita di docente e archeologo praticante; evocando con commossa ironia come il destino, spesso, si diverta ad inanellare.amare.coincidenze:


infatti la prefazione di uno dei due libri in presentazione ieri sera, il Compendio scritto a 6 mani, Claudio D’Angelo, Enrico Caltagirone e Francesco Torre, “L’Epopea dei Siculi”, costituisce nella sua prefazione l’ultimo scritto di Sebastiano Tusa, Edizioni ETABETA - febbraio 2019, il mese prima della sua tragica morte, e che oggi per puro caso, si stia presentando quel libro da lui recensito. Alla memoria del prof Sebastiano Tusa, la sala infine ha prodotto un lungo ed appassionato applauso. Ma veniamo al libro di D’Angelo, “La Storia dei Siculi-Fin dalle loro origini, Edizioni ETABETA-dic.2018 - che ha superato a pieni voti l’esame del nutrito e qualificato tavolo di discussione formato dalla direttrice della Biblioteca Tosi Siragusa, da Maria Grazia Genovese, musicista e Poeta, presidente  del Cenacolo Culturale “Hortus Animae”, Associazione co-organizzatrice dell’Evento, che ha sottolineato la funzione di stimolo della cultura ufficiale di libri e ricerche come quelle di Claudio D’Angelo che si segnalano per la loro serietà, pur nell’ambito della ”free recerche”. Dopo l’illustrazione di Claudio D’Angelo che ha ripercorso il cammino dei Siculi fin dal 6°millennio a.c. dalle valli a cavallo fra India e Pakistan verso Occidente. Il grande diluvio, determinato dello straripamento del mar Mediterraneo nel grande lago dell’attuale mar Nero, per la de-glaciazione intorno al 5500 a.c. che provocò un ulteriore fuga dei Siculi verso occidente, e la loro comparsa nello scacchiere mediterraneo, con l’attraversamento dell’Adriatico (Da Adrano la loro divinità principale). Dopo alterne vicende i Siculi, dall’Italia passarono in Sicilia, intorno al 1250, occupando la parte orientale della Sicilia ed iniziandone così la storia della nostra regione, fino all’emergere della nitida figura del Condottiero Siculo Ducezio che diede ai siculi dignità di popolo con le sue campagne militari contro le tirannidi siceliote, riuscendo a far indietreggiare le potenze militari di Siracusa ed Akragas. Al tavolo di discussione si sono succeduti: Antonio Cattino che dopo avere portato i saluti del grande artista Nino Pracanica, impossibilitato ad esibirsi con una sua perfornance per l’evento, saluto sottolineato da un convinto applauso del vasto pubblico, ha brevemente tratteggiato la figura di Ducezio, rilevandone la  grande intelligenza politica, nel riuscire a federare le città-stato ed a creare dal nulla un potente esercito siculo senza mercenari, ma formato esclusivamente da Siculi, ed a liberare numerose città della Sicilia orientale, fatto che lo portò a fregiarsi della corona di primo Re di Sicilia con capitale Palikè, allargando ed estendendo l’antica sua  città natale di Mene(Mineo), di cui era principe, ha quindi recitato la sua Ode a Ducezio che ha toccato la sensibilità del pubblico.



E’ intervenuta quindi la professoressa Paola Radici Colace, professore ordinario di Filologia Classica all’Università di Messina, esperta di teatro antico Greco, e di spettacolo in genere, già consulente storico-artistica della INDA di Siracusa, presidente onoraria del CIS (Centro Internazionale Scrittori della Calabria) e componente della presidenza dal 1992 dell’antica Accademia Peloritana dei Pericolanti di Messina, che annoverò tra i suoi membri onorari anche il sommo poeta siciliano Giovanni Meli.  La relatrice ha esordito quindi complimentandosi per la tesi presentata del libro di D’Angelo, mettendo in evidenza che questo libro sposta il punto di vista dal quale tradizionalmente si è guardato ai Siculi ed alle altre popolazioni della Sicilia. Ha citato come esempio il passo di Tucidite relativo alla spedizione in Sicilia del 414 a.c., nel quale lo storico ateniese, nel contesto del dibattito politico fra favorevoli e contrari , parlava della Sicilia come di un luogo sconosciuto, abitato da ciclopi e lestrigoni, abbandonata in  sua ferina primitività; ha ribadito tra l’altro che la Sicilia antica è sempre stata raccontata, da chi aveva interessi ellenocentrici o romano centrici che modificavano per fini propagandistici, anche i risultati degli incontri tra genti di Sicilia e Greci o Romani. Il libro di D’Angelo invece riconduce i Siculi ad una vicenda molto più grande e molto più antica dell’isola stessa, la matrice indoeuropea che a seguito delle varie diaspore, gli Schekelesh hanno importato nei territori raggiunti, lasciandone tracce nei manufatti e nella lingua, questa prospettiva, ristruttura la genealogia di questa popolazione che i greci trovarono in Sicilia dall’VIII al V secolo a.c. in rapporti che furono più paritari che di sottomissione, spiega l’importanza che l’isola era destinata a assumere dal V secolo, dal punto di vista letterario e culturale nel periodo alessandrino, con la personalità di Teocrito, preceduto dalla presenza di notevoli esponenti della filosofia quali Evemero da Messina ed Empedocle di Agrigento e della scienza, come il famoso Archimede di Siracusa. Concludendo la professoressa Colace ha invitato alla lettura del libro di D’Angelo sui Siculi che ha definito, una boccata d’aria sull’importante e significativo passato dell’isola, che non è stata solo occupata da popolazioni esterne: Bizantini, Arabi, Normanni,Tedeschi, Francesi, Catalani, Spagnoli ed altro ma ha avuto un passato glorioso vissuto nell’indipendenza, partito da remote zone indoeeuropee che furono culla dell’umanità, fino all’isola, per darle il nome con cui ancora oggi viene chiamata Sicilia. 



Sottolinea infine il caso del Poeta Antonio Cattino che, con la sua “Ode a Ducezio” , conclude la Professoressa Colace, si riconferma “Bardo” che parla al popolo, che diffonde coi suoi versi la cultura dei padri della città e dello stretto di Messina e soprattutto fa emergere istintivamente dalle ombre del passato personaggi come il Re Ducezio al quale nella toponomastica messinese è intestata una via, ma di cui si disconosce il significato storico-politico della sua figura di capo della resistenza ogni forma di tirannide e sopraffazione.


 È’ intervenuto poi, il saggista storico Alessandro Fumia, che nella sua comunicazione sulle pietre egizie del Museo di Messina, ha sviscerato l’analisi storica delle stesse, la fenice di Fuoco, una preziosa metafora dell’azione bellica dei popoli del mare, che invasero l’Egitto, le sovrascritture in persiano, ai geroglifici egizi, sono tutti elementi che ci fanno intuire, come  quei pilastri di pietra granitica nera, presente in Egitto, siano state scolpite in Egitto, e portate in ex voto al grande tempio Peslagico di Poseidone, di Capo Peloro, e la cui prova, prosegue Alessandro Fumia è il ritrovamento di monete Samie di Zancle presso il ritrovato laboratorio di scultura di pilastri ed obelischi in Egitto, fatto fortuito ma che la dice lunga sui  rapporti dei Siculi Zanclei con l’Egitto, che fecero scolpire quei pilastri ,durante il periodo Samio-Calcidese, poi scoperti per un maremoto che svuotò temporaneamente il lago di Faro e che furono utilizzati dai Normanni nella costruzione del duomo di Messina nel XII secolo e non fatti per quella evenienza, ma traslate dal lago di Faro, insieme alle colonne di granito rosso (anch’esse egizie) che sostenevano, dividendole le tre navate della Basilica. Una sorpresa quindi ulteriore della serata, che ripara un errore di attribuzione e datazione dei reperti, col metro della logica e della ricerca seria.

 Ha concluso i lavori della serata, il professore Giuseppe Rando ordinario di Letteratura italiana all’Università di Messina, valente critico letterario, ricercatore e prolifico saggista letterario, presidente dell’Associazione Culturale Scilla e Cariddi, membro onorario di alcune associazioni culturali messinesi, tra cui il Cenacolo Hortus Animae ed il Centro Studi Maria Costa, il professore Rando, si è soffermato sulla metodologia della ricerca di Claudio D’Angelo, un intellettuale, ha detto Rando, che nella sua opera di ricerca storica, non cammina da solo, ma organizza le sue ricerche in collettivo, utilizzando l’opera di altri saggisti, collaborando con specialisti come il prof Enrico Caltagirone per la parte filologico-glottologica, col prof Francesco Torre stimato geo-archeologo, ed altre figure di storici ed archeologi presenti nel territorio. Quindi non il grande sapiente, rinchiuso nella sua “Turris Eburnea”, pago delle sue verità ma un ricercatore, a cui va il suo riconoscimento di “collega”, a pieno titolo, per l’umiltà e la disponibilità al confronto che lo contraddistingue e che lo rende protagonista collettivo di una revisione storica agganciata a fatti di verità, minuziosamente ricercata. Un metodo questo, adottato dal D’Angelo, che può anche produrre errori, ma che col confronto possono essere corretti o riparati. sottolineando la preziosità del libro di Claudio D’Angelo e della pubblicazione di Compendio collettivo ”L’Epopea dei Siculi” che rilanciano l’interesse per la storia antica della Sicilia e dell’Italia, che hanno conformato l’inizio della civiltà europea, con l’apporto di altre culture indoeuropee e soprattutto con  l’apporto della cultura greca, in un rapporto di simbiosi, che dalle diffidenze e dai contrasti iniziali pose fine all’Ellenocentrismo greco, fondando quella grande cultura  mediterranea, della Magna Grecia, della Sicilia e dell’Oriente ellenizzato, da cui scaturì la grande cultura Ellenistica e che poi fu adottata dall’impero romano. Una narrazione quindi della storia colta ma divulgativa, che è rinascita di cultura, nella nostra città di Messina, che sta uscendo dal letargo culturale in cui era piombata nel recente passato, per la crisi delle istituzioni culturali tradizionali, un passo avanti quindi, merito di istituzioni come la Biblioteca Regionale Universitaria, diretta magnificamente da Tosi Siracusa, che sa aprirsi all’esterno, con Associazioni culturali come l’Hortus Animae, ed altre che operano volontaristicamente nel settore culturale, che sanno coniugare produzione.culturale.e.divulgazione

Così la presentazione dei libri di Claudio D’Angelo, con la promessa reciproca di rivedersi presto, col nuovo libro di Enrico Caltagirone “I Sicani”, che cercherà di svelare il segreto che adombra quest’Etnia  che taluni studiosi descrivono come primigenia della Sicilia, ed a cui Claudio D’Angelo ha dato un contributo di ricerca ed io un contributo letterario, con la rivisitazione in chiave Siculo-Sicana di 2 leggende, quella di Scilla e di Cariddi, nonché di una moderna versione della leggenda di Colapesce, scritta da me insieme a quell'artista poliforme che  è Antonello Irrera.


Poi c’è stato il momento dell’ufficialità, la grande sorpresa che la Biblioteca Regionale Universitaria ha dedicato ai Siculi e cioè la mostra bibliografica delle pubblicazioni.sui.Siculi,
con libri Antichi e moderni, visitabile fino a Mercoledì prossimo, presso la Biblioteca, in via 1° settembre 117- Palazzo Arcivescovile. Momento clou dell’inaugurazione della mostra, è stata la recita di due perle poetiche da parte della Poeta Maria Grazia Genovese, in dialetto messinese: "'Nto Scuru (Al buio), che tratta della leggenda della ninfa Peloria, adorata e temuta abitatrice dei pantani di Capo Peloro."  E di Lia Savarino, " Il tuo viso rivolto al Sole-Ducezio".

Un grande plauso va indirizzato al personale impiegato e dirigenziale della Biblioteca regionale Universitaria che con grande professionalità ha permesso il pieno successo della manifestazione e della mostra: Smentendo il leitmotiv per cui il personale regionale siciliano sia insensibile ai fatti di cultura e demotivato. Quello della Biblioteca è invece un'ottima squadra.

L’importante evento è stato patrocinato dalla FIDAPA sezione di Messina, presente  con la dirigente dottoressa Giuseppina Turiano, che ha portato il saluto della presidente Fidapa, RosaMaria Trischitta.


AntonioCattino©19-ottobre-2019


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