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Una mia lettera ed una poesia per Zeppe Favano.





Caro Zeppe, ci conoscemmo circa cinquant’anni fa, ricordi? Mi faceva sempre un’immenso piacere incontrarti, parlavamo di tutto, e poi alla fine avevi sempre un numero inaspettato per me, una barzelletta, un’ironica imitazione, che mi riempiva il cuore della tua ricchezza e che mi faceva toccare con mano la tua grande umanità. La tua discrezione unitamente al rispetto per le persone ed alla tua gentilezza erano fatti distintivi del tuo carattere, che ieri sera, nell’assemblea di commiato a Santa Caterina, ho notato hai saputo trasferire a tua figlia che ti ha salutato al microfono. Io non la conoscevo, ma in lei ho ravvisato la tua ricchezza di cuore e umiltà, intesa come grande disponibilità verso il prossimo. Mi chiamavi affettuosamente “Onorevole Cattino”, non per canzonare, seppur affettuosamente, la mia passione politica di quei tempi, di quegli anni del secolo scorso, ma per sottolineare la purezza di un impegno, di cui ancora vado fiero. Sei sempre nel mio cuore, Messina è più povera senza la tua ironia, la tua satira e la tua arte e la tua intelligenza. E ci sentiamo tutti più soli, anch'io, oltre alla tua famiglia, ai tuoi cari, a tutti gli amici ed a quelli che ti hanno apprezzato, alla cara Valeria che  ho potuto salutare con il dolore in cuore. Più soli in una società che non è più la "nostra", perché “nuovo”, concordavamo, non è sempre evoluzione ma, come in questa parte di tempi, involuzione e regressione. Arrivederci Zeppe, per quando ti avrò raggiunto; ti prego di prenotami sempre un posticino nel Celeste Teatro del Cielo dove ti esibirai al cospetto degli Angeli e delle anime buone come te; si perchè, anche in questa terra, se Angeli ci sono, tu sei uno di loro.

Ti dedico queste mi povere rime, che però mi sgorgano dal cuore:

Comu nu ventu liggeru
a la Casa d’unni vinisti
t’arricampasti.
In Celu, pir li trazzeri stiddati
t’incaminasti, 
purtannu lu surrisu
tra li sferi cilesti.
E nui orfani ristammu
e povireddi
di la to’ grandi ricchizza
chi ora a l‘Anciuli duni,
et iddi, attornu a tia ‘ssittati,
surridunu cuntenti
vidennuti tiatrari.
Li ricordi belli
li sarbu ‘nta lu cori,
comu gemmi priziusi,
comu cantu d’amuri.

Antonio Cattino© 22 febbraio 2019

Traduzione in lingua italiana


Come un vento leggero
alla Casa da dove eri venuto
sei ritornato.
In Cielo, per i sentieri stellati
ti sei incamminato, 
portando il sorriso
tra le sfere celesti.
E noi orfani siamo rimasti
e poverelli
della tua grande ricchezza
che ora agli angeli regali
e loro, attorno a te seduti,
sorridono contenti
vedendoti teatrare.
I ricordi belli
li conservo nel cuore,
come gemme prezione, 
come canto d'amore.

Antonio Cattino© 22 febbraio 2019




Commenti

  1. Ricordo anch'io Zeppe, facemmo il militare in Marina quasi nello stesso periodo.Era un personaggio, mi pare che poi fece il DJ in un locale sulla Panoramica. Indimenticabile Zeppe. R.I.P.

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